Nel 1948, a qualche mese di distanza dalla creazione del nuovo confine, furono poste le fondamenta della città di Nova Gorica, che si andava allora formando sulla base di una decisione politica. Nova Gorica sorse sull'area del vecchio cimitero di Gorizia, caduto ormai in disuso. Il primo progetto della città socialista, che avrebbe dovuto “brillare” fin oltre confine, fu ideato dall'architetto Edvard Ravnikar in base alla concezione urbanistica di Le Corbusier. La costruzione fu pianificata già nel corso del 1947 e nel 1948 venne concepita la versione definitiva del progetto. Ravnikar diede a Nova Gorica la forma di una città giardino, composta da quartieri a scopo abitativo, commerciale, amministrativo, produttivo, che erano tra loro nettamente separati; divise anche le aree destinate al traffico da quelle pedonali. La densità delle superfici edificate doveva essere esigua, la città avrebbe dovuto racchiudere ampie zone di verde, molti parchi e alberi. Belgrado ne voleva fare un esempio del fiorente sviluppo socialista, in modo che potesse concorrere con la vecchia Gorizia. Il centro della nuova città fu costruito da brigate giovanili provenienti da tutti i territorio dell'ex Jugoslavia. Per primi furono edificati i cosiddetti “blocchi russi”, costituiti da sei edifici abitativi situati lungo la via principale, e l'edificio del consiglio popolare distrettuale (oggi sede del municipio), costruito nel 1953 dall'architetto Vinko Glanz.
Dopo la firma dell'accordo per gli scambi locali avvenuta a Gorizia nel 1955 e in seguito all'accordo di regolazione del traffico confinario siglato quello stesso anno a Udine, Nova Gorica conobbe uno sviluppo più veloce. Il progetto di città aperta ideato da Ravnikar venne realizzato soltanto nella fase iniziale dei lavori lungo le due vie principali, la più lunga delle quali, la Erjavčeva ulica, esisteva già in passato, mentre la trasversale Kidričeva ulica era di nuova creazione. Più tardi, con il contributo di nuovi pianificatori e la riduzione dei mezzi finanziari a disposizione, si affermarono progetti diversi, che giunsero fino alla costruzione del complesso di caseggiati sulla Gradnikova ulica, la cosiddetta muraglia cinese.