Per lungo tempo centro religioso, politico ed economico di Gorizia, l’area che si sviluppa ai piedi della collina del castello, ha assunto molte diverse denominazioni: la comunità slovena la ricorda ancora oggi come Travnik (prato), per gli italiani, invece, è Piazza Maggiore, Piazza Grande e, infine, Piazza della Vittoria.
La piazza ospita tutti i più importanti avvenimenti pubblici che segnano il Novecento goriziano: il 20 settembre 1938 un’enorme folla viene fatta adunare in occasione della visita ufficiale di Benito Mussolini, che qualche giorno prima, a Trieste, aveva annunciato l’adozione delle leggi razziali anche in Italia. Nel 1940, molti goriziani vengono a sapere dell’entrata in guerra dalle parole del Duce trasmesse attraverso gli altoparlanti predisposti in piazza.
Durante la guerra la galleria Bombi, che si affaccia sulla piazza e attraversa la collina del Castello, si rivela un sicuro rifugio contro i bombardamenti per moltissimi cittadini. Dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 la città si trova sotto la diretta amministrazione nazista, all’interno della Zona d’Operazioni Litorale Adriatico. Le truppe tedesche sfilano in piazza Vittoria e occupano tutti i principali palazzi del potere.
Negli anni seguenti, sulla piazza, sventoleranno prima la bandiera jugoslava – durante i quaranta giorni di amministrazione da parte dei partigiani di Tito – e poi quelle inglesi e statunitensi, nei due anni di Governo militare alleato. Proprio in questo periodo, tra il 1945 e 1947, mentre sono in atto le trattative di pace a Parigi, Piazza della Vittoria diventa palcoscenico privilegiato di grandi manifestazioni. La popolazione, infatti, si raduna frequentemente davanti al palazzo della Prefettura, sede del Gma, manifestando o a favore dell’annessione di Gorizia alla Jugoslavia o per rivendicare l’appartenenza della città all’Italia.
I cortei si intensificano nel marzo del 1946 quando giunge a Gorizia la Commissione alleata per la definizione dei confini, composta dai rappresentanti delle potenze vincitrici della guerra e incaricata di verificare la composizione nazionale dell’area contesa. Il 27 marzo trentamila goriziani invadono piazza Vittoria per sostenere la soluzione italiana alla cosiddetta “questione nazionale”. Nei ricordi di molti testimoni fu proprio quell’evento a influenzare in maniera decisiva il parere della commissione e a favorire la decisione di tracciare una linea di confine che lasciasse Gorizia all’Italia, come avvenne nel settembre del 1947.